martedì 10 gennaio 2012

Il mio resto


"Ora che hai toccato il fondo, sai di cosa puoi essere capace e in cosa devi migliorare.". Una sigaretta schiacciata sotto una scarpa elegante: scamosciato italiano che spegne blend americano. Una fuga. Seduto sul legno della panca di un vecchio vaporetto, la laguna di Venezia, come il fiume Stige. Il mio Caronte è un vecchio diavolo, con una barba più lunga perfino della mia, non parla, come me. Fuma e pensa, come me. In quindici minuti e trentasei secondi circa ho ricomprato l'anima e ora torno a casa a cercare le istruzioni e la garanzia; chissà se ho ancora quel cazzo di scontrino. Te la vendi, te la giochi, te la fumi, te la bevi e te la fai fottere, l'anima. Se vuoi puoi garantirti il pacchetto completo. Il più è tornare al guardaroba e ritrovarla, come un vestito, un soprabito, la pelle in cui abiti. Il mio Caronte grugnisce appena prima del nostro approdo. Ci guardiamo. Accenno un sorriso, più per avere calore da uno sconosciuto che per cortesia. Gli allungo cinquanta euro, lui sorride contento di essersi prostituito. Io scompaio in un vicolo, contento di andare fra gli altri, a farmi contare come una mezza sega qualunque. Finalmente.

Così comincia quello che sarà uno dei migliori libri che scriverò.

Te lo dovevo. A te, che sola sai. Grazie per l'idea.

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