mercoledì 28 settembre 2011

Assente


Gli assenti hanno sempre torto disse, un giorno, un saggio.

Non è la costanza che viene premiata e neanche il fragore di una frase o di una parola. Quello che riempie le vite sono gli sguardi, attenti, come quelli del padre che osserva il suo bambino mentre gioca. 

Si può proteggere e avere cura di una vita anche con uno sguardo da lontano. 

Ci si siede sulla sponda del fiume e si aspetta il corpo di chi non era al tuo fianco, alla tua festa, a bere con te, a quel bancone del bar, seduto su quella panchina o ovunque ci fosse bisogno di quello sguardo.

Gli assenti hanno sempre torto, oggi posso dirlo anche io.

domenica 25 settembre 2011

Contromano


Il bel sorriso, nella considerazione che è meglio l'ombra dell'originale.

La risata verso chi ricerca "Sole, cuore, amore...".

Lo schiaffo a chi ha paura e moraleggia se legge parole spigolose.

Senza ombre il concetto di luce non ci sarebbe.

Senza odio l'amore sarebbe una cosa come tante.

Senza schiaffi le carezze sarebbero un contatto fortuito.

Senza realtà i sogni sarebbero pensieri contromano.

venerdì 23 settembre 2011

Errore


"Per ogni volta che sbagli hai un giorno in più da vivere.", un giorno un amico mi disse questa frase.

Io gli ho bevuto in faccia un bicchiere di vino, ho acceso una sigaretta e ho detto: "C'è troppa gente che crede di morir giovane.".

Lui ha sorriso.

Mi spiegò poi che il segreto per allungarsi la vita non era il mero compimento dell'errore, era la comprensione dello stesso e il chiedere scusa. La vita eterna in tre abili mosse.

Poi, ho sorriso io.

Forse dovrei prendere un megafono. Il mondo è grande e la mia frase così debole.

"Mi dispiace, chiedo scusa.".

lunedì 19 settembre 2011

Tempo perso


La ricerca del tempo perduto è come provare a trattenere la pioggia di un temporale di fine estate: ti scivola fra le mani, scivolosa e fredda. Il concetto del tempo è senza dubbio l'aspetto più fastidioso della vita: è oggettivo, secondi minuti, quelle cazzate là, ma sa anche essere un aspetto legato alla percezione, al "come te lo vivi".

Saper interpretare il proprio tempo è come avere a disposizione una canzone, una piece teatrale ed ogni altra cosa, davvero qualunque, vi venga in mente che abbia una durata predefinita, il più è nell'interpretazione, nel sentimento che ci si mette.

Tutto sta nel talento che hai a vivere il tuo tempo. Siamo fantastici interpreti di istanti prestampati.

Attori, equilibristi, musicisti. Gente alla ricerca del talento, che spesso, non c'è.


mercoledì 14 settembre 2011

Vite ferite



L'emozione non sanguina, i ricordi non piangono, gli insulti non ricordano, gli schiaffi non parlano, gli abusi non scrivono. 

L'intelligenza sta nel capire che non si tratta di concetti.

Carne. Ossa. Parole. Muscoli. 

Le vite urlano se c'è da urlare, parlano se c'è da parlare e camminano quando vogliono ritrovare il corpo che le muove.

venerdì 9 settembre 2011

Treni in sosta



Salire sul treno è stato facile. Trovare il proprio posto, con ordine. Sedersi, guardare fuori dal finestrino, osservando con curiosità il paesaggio che accompagna il viaggio che abbiamo deciso di fare. Non è mai facile calarsi nelle realtà, nemmeno in quelle che sanno di sogno, di desiderio di cercare novità. Spesso non è facile adattarsi nemmeno ai cambiamenti che noi stessi abbiamo voluto. 

Durante ogni viaggio, in Italia almeno è così, all'estero non mi è mai capitato, il treno che ti porta alla destinazione nel suo percorso può avere degli stop improvvisi, fare delle soste non programmate fra una stazione e l'altra.

Mi è sempre capitato, durante queste soste, di intensificare i miei pensieri, quasi come se fosse un'occasione per capire al meglio verso quale tappa mi stessi dirigendo. E' la stessa sensazione che un abile fotografo prova l'esatto istante prima di scattare una fotografia, quando sistema con estrema cura la messa a fuoco. E' quello il segreto dell'istantanea. E' quello il momento in cui raccogli il frutto della tua idea.

Quando il tuo treno fa una sosta metti a fuoco la tua vita.

Quando la tua vita è messa a fuoco sai esattamente dove il tuo treno ti porterà.

Quando vivi a caso sei il protagonista di uno scatto mosso, senza anima e segreto.

mercoledì 7 settembre 2011

Fuori luogo


Il bel pensiero delle cose che cambiano.

Il bel pensiero delle persone che ascoltano.

Il bel pensiero di essere compresi senza dover sempre scendere a compromessi con la banalità.

Il bel pensiero di sorridere senza mostrare trentadue denti.

Il bel pensiero dei ricordi ordinati, sempre freschi, sempre pronti a tornare dopo ogni sospiro.

Il bel pensiero delle carezze di una madre quando si è adulti.

I bei pensieri dovrebbero esistere tutti i giorni, non solo per consolarci e raccontarci che tutto va bene, ma anche per farci capire che la vita è piena di possibilità.

I bei pensieri, spesso, sono come delle belle foto in bianco e nero della periferia della mia città, negli anni trenta, così, fotografata solo per il gusto di far vedere strade nel nulla, che non portavano a nulla se non alla bella immaginazione di un futuro lontano.

Le foto anni trenta di una periferie, i bei pensieri, null'altro che istantanee fuori luogo.

lunedì 5 settembre 2011

Undici




Ne parlo prima di altri, non perchè abbia cose migliori da dire, ma perchè ne ho molte, sono dieci anni che non ne parlo. Non sono un Guru. Non sono un genio. Sento solo il bisogno di dire perchè in dieci anni il mondo è cambiato.

Avevo sedici anni, stavo giocando a calcio al campo dell'oratorio e avevo appena sbagliato l'ennesimo rigore della mia non invidiabile carriera di bomber parrocchiale. Un amico entrò trafelato urlando che un missile aveva colpito una delle due torri. Tutti, da buoni bolognesi, pensammo ad un attacco alla nostra città. Motorini, biciclette, gambe svelte da adolescenti: ognuno raggiunse casa come poteva.

Il tempo, in quegli istanti, era dilatato, minuti come ore. Poi gli occhi nello schermo. La storia in diretta. Il secondo aereo.

La "mela" ferita per sempre e noi con lei.

Quel pomeriggio, l'unica volta in tutta la vita in cui davvero non ho saputo dire nulla, neanche una parola, scoprendomi a piangere, impotente, ad ogni fotogramma, ad ogni agenzia di stampa che andava a delineare lo squarcio nel petto dell'Occidente, tronfio e sazio, imperialista e violento, per chi ha colpito. Occidente, miope, poco lungimirante, disattento ed eccessivamente violento, per noi, che l'Occidente lo abitiamo con spirito critico.

Poi altri due colpi, altri due squarci in una tela vergine.

L'indignazione. Lo sgomento. Il cordoglio. Decine di cowboy col fucile in mano. Decine di colombe macchiate di sangue senza voglia di volare.

In dieci anni il mondo è cambiato. 

Non sa più piangere. Urla. Non sa dare un futuro ai suoi figli. Il vero mostro non aveva la barba. Il vero mostro è nato quel giorno. La paura.

E, oggi, sta vincendo lei.

giovedì 1 settembre 2011

Bologna



Mi guardo intorno, c'è una lieve nebbia, sono appena sceso dal treno, trascino stancamente la mia valigia, sono al binario 3, fra breve sarò nel piazzale antistante la stazione. Il freddo pungente entra nel mio cappotto, mi prende le ossa: ho un brivido. Davanti a me c'è un ragazzetto che elemosina qualche spicciolo, lo scaccio con uno sguardo duro, mi muovo verso il taxi, non ho voglia di usare i mezzi pubblici. Salgo, "Buonasera, dove la porto?", il proprietario del taxi è stanco, sono le undici di sera, "Guardi mi porti in Via YYYYYYYYY, al numero 38, una cosa, so che non si può, se vuole le pago un supplemento, mi fa fumare una sigaretta?", si volta stranito, sorride, "Certo, è l'ultima corsa della sera, a patto che me ne offra una", ricambio il sorriso offrendogliene una. L'auto si muove, fumo in silenzio, lui credo terrà la sigaretta per il suo ritorno a casa. Passiamo sui viali dove qualche povera ragazza è costretta a vendersi, scuoto la testa, cosa sta diventando questa città, questa società, è questo il mondo che sognavo da bambino? E' questa la speranza che covavo nel mio cuore? No! Tutto sarebbe diverso se ci fosse più coraggio? Forse! Un giorno andrò via da questa città? Non so rispondere. L'ho sempre amata molto, i suoi portici discreti e affettuosi, le sue dolci colline testimoni di tanti miei sogni, di qualche scappatella e delle prime emozioni coi vetri appannati. Ricordo gli anni della scuola, le prime bevute con gli amici, la prima sbronza, al mitico Bobby's in Via Murri, credevo di avere le ali, ed era bastata una birra media, ottobre 1998: bei ricordi. Mi piace ricordare, mi fa sorridere, mi fa sospirare. Arriviamo sotto casa mia, pago il mio silente conduttore, "Tenga il testo, si goda la sigaretta!". Non voglio subito rientrare nel mio appartamento, appoggio il trolley al muro e mi siedo su un muretto, accendo un'altra sigaretta, un giorno smetterò, presto, tardi, non lo so. Il fumo si alza lentamente verso il cielo, guardo il mio cellulare, c'è un messaggio: "CREDITO ESAURITO:", sogghigno, non ci sono luoghi o persone o cose che ti fanno credito in eterno, devi riconquistare i centimetri della tua storia e della tua libertà. Mi alzo in piedi, guardo la strada: sporca, in lontananza scorgo alcune persone che schiamazzano: chi si picchia, chi vomita chi..non lo capisco, sono troppo lontano. Schiaccio la sigaretta sull'asfalto, con disprezzo, io e questa città non ci rispettiamo più, ma forse non è colpa sua, o mia, mi abbasso a pulire la sporcizia che ho fatto, accarezzo il marciapiede, con affetto, come se la mia città fosse l'amante che attendo, che desidero. Un giorno splenderai ancora, come quando i miei occhi ti hanno vista la prima volta, un autunno colorato di tanti anni fa.