giovedì 1 settembre 2011

Bologna



Mi guardo intorno, c'è una lieve nebbia, sono appena sceso dal treno, trascino stancamente la mia valigia, sono al binario 3, fra breve sarò nel piazzale antistante la stazione. Il freddo pungente entra nel mio cappotto, mi prende le ossa: ho un brivido. Davanti a me c'è un ragazzetto che elemosina qualche spicciolo, lo scaccio con uno sguardo duro, mi muovo verso il taxi, non ho voglia di usare i mezzi pubblici. Salgo, "Buonasera, dove la porto?", il proprietario del taxi è stanco, sono le undici di sera, "Guardi mi porti in Via YYYYYYYYY, al numero 38, una cosa, so che non si può, se vuole le pago un supplemento, mi fa fumare una sigaretta?", si volta stranito, sorride, "Certo, è l'ultima corsa della sera, a patto che me ne offra una", ricambio il sorriso offrendogliene una. L'auto si muove, fumo in silenzio, lui credo terrà la sigaretta per il suo ritorno a casa. Passiamo sui viali dove qualche povera ragazza è costretta a vendersi, scuoto la testa, cosa sta diventando questa città, questa società, è questo il mondo che sognavo da bambino? E' questa la speranza che covavo nel mio cuore? No! Tutto sarebbe diverso se ci fosse più coraggio? Forse! Un giorno andrò via da questa città? Non so rispondere. L'ho sempre amata molto, i suoi portici discreti e affettuosi, le sue dolci colline testimoni di tanti miei sogni, di qualche scappatella e delle prime emozioni coi vetri appannati. Ricordo gli anni della scuola, le prime bevute con gli amici, la prima sbronza, al mitico Bobby's in Via Murri, credevo di avere le ali, ed era bastata una birra media, ottobre 1998: bei ricordi. Mi piace ricordare, mi fa sorridere, mi fa sospirare. Arriviamo sotto casa mia, pago il mio silente conduttore, "Tenga il testo, si goda la sigaretta!". Non voglio subito rientrare nel mio appartamento, appoggio il trolley al muro e mi siedo su un muretto, accendo un'altra sigaretta, un giorno smetterò, presto, tardi, non lo so. Il fumo si alza lentamente verso il cielo, guardo il mio cellulare, c'è un messaggio: "CREDITO ESAURITO:", sogghigno, non ci sono luoghi o persone o cose che ti fanno credito in eterno, devi riconquistare i centimetri della tua storia e della tua libertà. Mi alzo in piedi, guardo la strada: sporca, in lontananza scorgo alcune persone che schiamazzano: chi si picchia, chi vomita chi..non lo capisco, sono troppo lontano. Schiaccio la sigaretta sull'asfalto, con disprezzo, io e questa città non ci rispettiamo più, ma forse non è colpa sua, o mia, mi abbasso a pulire la sporcizia che ho fatto, accarezzo il marciapiede, con affetto, come se la mia città fosse l'amante che attendo, che desidero. Un giorno splenderai ancora, come quando i miei occhi ti hanno vista la prima volta, un autunno colorato di tanti anni fa.

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